Il nome “Il Velo di Gaia” (VdG) nasce dall’associazione di due concetti: “Il velo di Maya” e “L’ipotesi di Gaia”. È un gioco di parole, ma riesce a descrivere perfettamente la nostra filosofia.
Il velo di Maya è un’espressione coniata da Arthur Schopenhauer per descrivere con una metafora la nostra condizione umana, per la quale ci è impossibile percepire la vera natura del mondo che ci circonda. È infatti come se avessimo costantemente un velo davanti agli occhi che ci impedisce di vedere la realtà per quella che è, lasciandoci intravedere la sua ombra appena, quasi fosse un sogno. Per la nostra limitatezza di esseri umani, siamo quindi costretti ad interpretarla affidandoci all’intuzione, stabilendo schemi e relazioni necessariamente incomplete.
Il velo di Maya è allora quell’insieme di regole e convenzioni sociali che danno forma alla nostra visione del mondo, inducendoci ad interpretarlo perlopiù secondo i canoni ufficialmente riconosciuti dalla maggioranza (mainstream). Sebbene largamente accettati e diffusi, essi però non costituiscono l’unica visione del mondo possibile, né tantomeno la più veritiera. Per rendersene conto, basta interessarsi a ciò che ci arriva da altri paesi e culture, oppure quello che si sviluppa nella nostra stessa società in risposta a bisogni insoddisfatti o problemi irrisolti dal sistema ufficiale.
Fermiamoci un momento però. Accogliendo incondizionalmente l’esotico o l’alternativo, in realtà stiamo solo cambiando un sistema per un altro. Stiamo semplicemente sostituendo il velo che usiamo di solito con un altro. Forse è vero, non riusciremo mai a squarciarlo e vedere cosa c’è per davvero dietro, ma pensiamo che allora sia giusto che ognuno dia forma al proprio, adattandolo costantemente alla propria esperienza ed evoluzione personale. Per fare questo è necessario abbandonare qualsiasi ideologia, adottando una mentalità critica di fronte a tutto.
Il secondo concetto che prendiamo in prestito è quello di Gaia. L’ipotesi di Gaia è una teoria olistica formulata dallo scieziato James Lovelock, secondo la quale il pianeta Terra è – nella sua interezza – un organismo vivente estremamente complesso. Gaia, appunto. Amplificando a scala planetaria quello che succede in ogni organismo vivente, la sopravvivenza di Gaia è garantita solo nel momento in cui tutte le sue componenti – quelle geofisiche (geosfera, atmosfera, idrosfera) e quelle viventi (biosfera) – interagiscono tra di loro nel modo corretto, non per questo rimanendo immutabili nel tempo. Il sistema si mantiene infatti costantemente in uno stato di equilibrio dinamico, detto omeostasi.
L’ipotesi di Gaia riporta l’essere umano al ruolo che gli compete, non di semplice inquilino del pianeta, in quanto elemento attivo e importante del sistema, ma nemmeno di padrone incontrastato del suo destino, non essendo egli altro se non una delle tante variabili che contribuiscono alla sua costante evoluzione. L’ipotesi di Gaia ci fa capire quindi che non possiamo prescindere dalla buona salute del nostro pianeta, e che per farlo dobbiamo anzitutto conoscerlo e rispettarlo. Perché come accade per qualsiasi essere vivente (inclusi virus, batteri e perfino il cancro) quando l’organismo che li ospita muore, anch’essi muoiono con lui.
Pensiamo che alla radice di tutti i problemi che abbiamo oggi, che si tende per lo più a ridurre ad una mera crisi economic0-finanziaria, ci sia qualcosa di molto più profondo. Pensiamo che tutto nasca proprio dalla profonda dissociazione tra l’uomo e Gaia. Da tempo ormai diamo più importanza alle leggi umane, che noi stessi abbiamo creato, che non alle leggi fisiche che governano da sempre la natura e l’intero Universo. Quando questo succede, si arriva necessariamente alla crisi. Una crisi sistemica come quella che viviamo, che deriva proprio da una interpretazione della realtà delirante in quanto distaccata dalle sue stesse fondamenta fisiche, che ignoriamo deliberatamente.
Il senso che vogliamo dare alla nostra azione, sta quindi tutta nel fatto che per risolvere i tanti problemi che abbiamo oggi, sia imprescindibile invertire questo processo, tornando ad interpretare il mondo in base a quello che la natura stessa ci dice. Usare, in altre parole, il velo che Gaia stessa ci suggerisce. Il Velo di Gaia, appunto.
Ciò che proponiamo è quindi un approccio, un metodo più che l’ennesima sistematica visione del mondo alternativa. Qualsiasi sia la nostra interpretazione della realtà, dovrà essere necessariamente e indissolubilmente legata alla natura. Dovrà essere d’accordo con il mondo fisico, non in contrasto. Dovremo quindi essere abbastanza umili da riconoscere i nostri limiti e l’impossibilità di controllare, o perfino di comprendere appieno, qualcosa di così complesso. Abbastanza ambiziosi da pensare di poterci reinserire in questo equilibrio antico, che oggi rischimo di compromettere a nostro grande svantaggio.
Nel lungo termine, la nostra speranza è che questo approccio ci permetta di arrivare ad una società che vive in armonia con il proprio pianeta, parte integrante e viva di esso.
Una società che capisce che per prendere, deve anche saper dare in pari proporzione.
Una società più equa, più felice e più sostenibile.